(ANSA) – PALERMO, 17 MAR – Rispettare il patto di stabilità nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, diventa un’impresa impossibile. Questo, in sintesi, l’allarme dell’Anci Sicilia che, sulla scorta delle segnalazioni partite dai comuni di Campobello di Licata (Agrigento) e di Terme Vigliatore (Messina), segnala un paradosso legislativo che negli enti commissariati per mafia sta creando una situazione insostenibile. Il commissariamento e il conseguente intervento di natura finanziaria, che destina somme per la realizzazione o manutenzione di opere pubbliche, riconosce, di fatto, ai comuni interessati una situazione di difficoltà. Il comune sciolto per mafia, infatti, non è soggetto al patto di stabilità e riceve dallo Stato fondi straordinari. Il problema nasce quando si torna alla normalità con l’elezione di nuovi organi istituzionali che devono rispettare i parametri del patto e, in più, gestire il peso economico della precedente gestione straordinaria. “Per far fronte a questo problema – spiega Roberto Visentin, presidente dell’Anci Sicilia – chiediamo un intervento concreto delle istituzioni e un particolare coinvolgimento dei ministri Maroni e Tremonti. Si potrebbe ipotizzare, per fare un esempio, di ‘sterilizzare’ queste somme senza conteggiarle ai fini del patto di stabilità”.