L’ANCI Sicilia prende nuovamente posizione sul costo dei rifiuti in Sicilia (Articolo pubblicato oggi su La Repubblica -Palermo)

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LA REPUBBLICA – PALERMO –

21 MARZO 2024

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I SINDACI CONTRO LA REGIONE “IMMONDIZIA DA ESPORTARE DATECI SUBITO I SOLDI O È CRAC”
di Miriam Di Peri

Adesso i sindaci lanciano l’allarme: il ” collegato” alla Finanziaria non può attendere la campagna elettorale fino a giugno, quando si voterà per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles e per le amministrative in 37 centri nell’Isola. Perché in quel disegno di legge sono inseriti almeno 45 milioni di euro per i costi extra sostenuti dai Comuni per spedire i rifiuti siciliani nei termovalorizzatori di mezza Europa. La vicenda risale alla pandemia, quando il governo Musumeci ottiene da Roma il cambio di uso per un tesoretto dal Fondo di sviluppo e coesione – pari a 45 milioni -inizialmente destinato alla realizzazione di impianti di smaltimento: potrà essere utilizzato per la spesa corrente. Così i Comuni, sulla base del decreto regionale che distribuisce le risorse, impegnano le somme nei rispettivi bilanci. Peccato che il documento regionale venga pubblicato soltanto nel novembre 2023, quando l’emergenza Covid è finita da tempo. Roma comunica allora alla Regione che non può più destinare quelle risorse a usi differenti e a gennaio l’atto viene revocato. A quel punto, però, i sindaci si ritrovano con buchi di bilancio non indifferenti. È così per Catania, che sulla base del decreto aveva previsto entrate per sostenere i costi – che nel frattempo sono arrivati a 480 euro a tonnellata – per 13,7 milioni di euro, così come scritto in calce nel provvedimento della Regione. Ma è così anche per Messina: nella ripartizione erano stati assegnati poco meno di sette milioni di euro.
« La revoca di quel decreto è una cosa fuori da ogni logica amministrativa », attacca il sindaco di Messina, Federico Basile, che ha rispettato la scadenza del 15 marzo per l’approvazione del bilancio di previsione, ma adesso teme per la prossima scadenza di fine aprile, quando dovrà essere approvato il bilancio consuntivo 2023. «Non ho un problema sul bilancio – spiega – ma ce l’ho sulla tariffa, perché rischio di doverla aumentare. E la mia comunità si sente presa in giro due volte, perché nell’arco di qualche anno la differenziata è arrivata al 57 per cento, ma non abbiamo potuto abbattere la tariffa di un solo euro, proprio per il conferimento all’estero».
Tutti aspetti di cui a Palazzo dei Normanni arriva soltanto un’eco lontana: il centrodestra ha deciso di esaminare il “collegato” soltanto dopo le Europee. Non ne fa un mistero l’assessore ai Rifiuti della giunta Trantino a Catania, il forzista Salvo Tomarchio, che in settimana è stato a Palermo anche per discutere dell’ammanco nel bilancio comunale.
« Comprendiamo le ragioni politiche del rinvio dell’esame del ” collegato”, ma i tempi della politica non coincidono con quelli amministrativi: abbiamo scadenze da rispettare.
Per questo auspichiamo un’accelerazione dell’iter legislativo della norma ».
E se Tomarchio usa toni concilianti, ad alzare la voce è il presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta: «Prima il governo nazionale non ha concesso la proroga alla scadenza per il via libera ai bilanci di previsione, adesso la giunta regionale posticipa il ” collegato” in cui, oltre ai 45 milioni passati, avevamo concordato uno stanziamento di ulteriori 15 milioni. Così i Comuni non possono reggere».
Una previsione che conferma anche l’assessore alle Autonomie locali, Andrea Messina: ad avere approvato i bilanci entro il 15 marzo sono stati undici Comuni su cento. Per tutti gli altri la prossima settimana partiranno lettere di diffida che detteranno i tempi per mettersi in regola. Oltre i quali la Regione provvederà ai commissariamenti.