L’antica tradizione del cucito e del ricamo, un viaggio attraverso la storia della moda e degli abiti da sposa. Tutto questo si trova a Sinagra, piccolo centro medievale, in provincia di Messina, sulle sponde del torrente Naso, dove frammenti di storia millenaria si mescolano al verde intenso dei Nebrodi.
Nelle sale del Museo dell’Abito da sposa, del Ricamo e della Sartoria, ospitato dalla Pro Loco, si trova anche una sezione dedicata ai mestieri rurali tra la fine del 1800 e il 1900.
Fanno parte della collezione 1800 scialli, coperte, abiti da battesimo, parure letto, abiti da cerimonia, lingerie, camicie da notte, macchine da cucire e ferri da stiro. Tra gli abiti più antichi spicca un abito del 1920.
La Rete dei musei comunali della Sicilia.
Anche lo spazio museale di Sinagra rientra nella Rete dei musei comunali della Sicilia, iniziativa promossa da ANCI Sicilia che ha visto ad oggi l’adesione di circa 100 Comuni e 200 musei attraverso una formale delibera di giunta comunale.
L’iniziativa, cui è dedicato il portale musei-sicilia.it, può considerarsi come l’avvio di un “arcipelago” di progetti finalizzati a valorizzare e migliorare i singoli musei comunali sotto molteplici punti di vista e promuovere ancor di più il patrimonio culturale siciliano nel suo complesso.
Tale opera di promozione, valorizzazione e miglioramento è pensata sia nell’interesse della fruizione di coloro che vivono in Sicilia sia in favore dei turisti.
Tra le iniziative specifiche che si stanno portando avanti nell’ambito della rete, rientra una campagna di comunicazione e promozione dedicata ad ogni singolo museo e l’avvio di iniziativa formative in favore di coloro che operano nei musei.
Per avere maggiori informazioni sulla rete dei musei, per comprendere come aderire e per collaborare e proporre progetti e iniziative è possibile visitare il portale musei-sicilia.it o scrivere a museisicilia@anci.sicilia.it
Le sezioni del museo.
Il settore della sartoria comprende quattro sezioni espositive: la prima mostra macchine da cucire e attrezzature di sartoria risalenti agli inizi del 1900. Compaiono forbici, squadre, metri, gessi, spilli, ditali, spagnolette, ferri da stiro, cartamodelli, giornali di moda, scampoli di stoffa ormai fuori produzione.
Circa una ventina i sarti e le sarte sinagresi che vengono ricordati all’interno del museo, alcuni dei quali hanno operato in sartorie famose quali le Sorelle Fontana e Krizia, o si sono stabiliti in grandi città come Roma, Napoli, Milano e Venezia, fino ad arrivare in Norvegia, dove per la loro maestria hanno curato l’immagine di grandi personaggi della storia e dello spettacolo.
Questi artigiani della moda hanno onorato l’arte del taglio e del cucito meritando il titolo di Forbici d’oro. Ancora oggi il territorio dei Nebrodi offre manodopera altamente specializzata in finiture, poiché si tratta di competenza acquisita nei secoli e che deriva dall’antica arte mediorientale del ricamare.
Tre ampie stanze sono poi dedicate ai vestiti da sposa realizzati tra il 1800 e il 1900. La ricca collezione, esposta su manichini, offre una serie di abiti impreziositi da ricami e applicazioni floreali; si possono ammirare anche vestiti da damigella e da cerimonia. La sezione del corredo per l’infanzia occupa la stanza attigua, arredata con capi di vestiario in lino e stoffe leggere d’epoca, dalle fasce e dalle copertine ai porte-enfant, dalle cuffiette e dalle bavette ricamatissime alle scarpette, dai preziosissimi elementi decorativi nei vestiti da battesimo alle sottanine e ai vestiti fino ai tre anni di età.
Qui l’elemento stoffa si mescola all’arte dell’uncinetto e del ricamo, lasciando spazio a lavori eseguiti con punti pregiati come il pizzo chiacchierino, il punto rete e rodi, il giornino in varie combinazioni, il cordoncino e il gigliuzzo.
La ricostruzione di una camera da letto contadina, con tanto di corredo femminile da letto, ci porta indietro nel tempo per apprezzare la teleria femminile agli inizi del secolo.
Il telaio e gli artigiani.
Spose, neonati e lavoro di cucito sono accomunati dalla presenza del telaio a mano tanto diffuso nel territorio fino alla metà del Novecento, e su cui fu tessuto il lino coltivato in zona e macerato nel fiume omonimo che lambisce il paese.
“Alcuni manufatti delle bisnonne sul telaio, – spiega Vincenza Mola, referente del Museo – come lenzuola e tovagliati, sono ancora orgogliosamente custoditi nelle casse da corredo in case private e sono stati esposti in particolari occasioni su invito della Pro Loco”.
In una saletta affacciata sul cortile interno del Museo, si trova un piccolo omaggio all’artigianato diffuso. Vi sono ospitati gli attrezzi della civiltà contadina, utensili da fabbro da falegname, arnesi per realizzare ceramica, elementi per filatura di lana e lino, il tutto esposto con la cura e l’affetto che, secondo i sinagresi, merita la rievocazione del duro lavoro campestre.
“Vi sono rappresentati – conclude Vincenza Mola – oggetti indispensabili alla produzione di una volta e che ora, sebbene appaiano lisi e consunti, quasi ritrovamenti archeologici, sono apprezzabili per le storie di vita e per il sacrificio umano in essi inglobato. Testimonianza di un’epoca trascorsa che la produzione industriale ha messo fuori uso, cancellandone l’unicità e l’artisticità insita nel manufatto artigianale. Ma sono proprio questi grandi valori che noi vogliamo recuperare e rendere sempre vivi”.
Il sindaco Antonio Musca.
“Il Museo dell’abito da sposa, del ricamo e della sartoria – ha dichiarato il primo cittadino di Sinagra, Antonino Musca – è un fiore all’occhiello per il nostro paese. Perché non soltanto racconta la storia e la cultura dell’artigianato del nostro territorio, ma rappresenta una comunità che desidera mantenere in auge le antiche tradizioni e le bellezze che racchiude. Sinagra ha sempre avuto una importante tradizione nel settore sartoriale, che prima della crisi del tessile aveva permesso alla nostra comunità di diventare, con il fiorire di piccole realtà industriali, un centro di sviluppo e produzione importante per l’intero territorio. Di quel fiorente periodo conserviamo ancora maestranze qualificatissime, formatesi sotto l’egida di quelle figlie della nostra forte tradizione e che oggi restano il cuore dell’innovazione, in un connubio che si rinnova nel segno della passione. Il Museo, inoltre, è un vero e proprio punto di riferimento per chi vuole ampliare le proprie conoscenze e far parte di un modello turistico produttivo, sostenibile e lungimirante. L’amministrazione comunale è pronta ad accogliere e sostenere con orgoglio le richieste della nostra comunità e, quindi, a contribuire alla crescita turistica e culturale del paese”.