“Nell’esprimere la nostra piena solidarietà al Presidente di Anci e Sindaco di Bari, Antonio Decaro, per le ingiuste ricadute che le attuali vicende stanno avendo sulla sua immagine e su quella della città di Bari, auspichiamo che si possa avviare un serio percorso di revisione degli articoli 143 e seguenti del Tuel e delle loro modalità attuative. Una revisione che consenta alle Istituzioni di non dividersi e di agire unite con la massima efficacia, forza e determinazione per contrastare ogni tipo di ingerenza illecita sulle amministrazioni locali”.
Questo il commento di Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale di ANCI Sicilia, che aggiungono: “Si tratta di un obiettivo che, nella grande maggioranza dei casi, si può raggiungere ancora meglio con il contributo fondamentale del sindaco e degli altri amministratori eletti dai cittadini. La questione che poniamo non ha niente a che fare con le polemiche politiche e interessa gli amministrati di tutti i colori politici. L’esperienza di anni e anni ci dice che l’avvio delle procedure sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose determina indirettamente un ingiustificabile effetto di delegittimazione della città, dei Sindaci e degli altri amministratori eletti, pur non avendo questi ultimi alcun tipo di responsabilità penale nemmeno sui fatti che conducono all’istituzione della Commissione e allo scioglimento del comune”.
“In moltissimi casi, paradossalmente, – continuano Amenta e Alvano – i Sindaci che subiscono questi percorsi – come Antonio Decaro- hanno fatto da argine per evitare i condizionamenti della criminalità mafiosa dando un decisivo contributo al rispetto della legalità. Si tratta di Sindaci, assessori e consiglieri comunali che, insieme alle loro famiglie e ai loro collaboratori, hanno subito e subiscono senza colpa alcuna le conseguenze di una “macchina infernale” di delegittimazione che si mette in moto parallelamente all’attivazione delle procedure previste dagli articoli 143 e seguenti del testo unico degli enti locali. L’esperienza ci dice che in alcuni casi la decadenza degli organi elettivi e la loro sostituzione con una commissione straordinaria indebolisce l’Ente, frena lo sviluppo e addirittura può rafforzare chi lavora nell’ombra per favorire interessi criminali”.
“Per queste ragioni – conclude il presidente Amenta – riteniamo che sia arrivato il momento di lavorare a una seria riforma della procedura di scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose evitando che si inneschi un meccanismo di automatica delegittimazione dei Sindaci e differenziando i percorsi si operi chirurgicamente, quando possibile, per allontanare le “mele marce”.