Legge di Stabilità regionale 2016. Il testo approvato è un passo avanti, ma restano ancora pesanti incertezze

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“L’approvazione della Legge di stabilità segna un passo avanti sul fronte dei trasferimenti ai Comuni. Grazie ad una costante azione di AnciSicilia ed alla decisiva mobilitazione di oltre 150 sindaci di giorno 25 febbraio si è riusciti ad imporre all’attenzione del Parlamento il tema della crisi di sistema degli Enti Locali siciliani stretti tra riduzione dei trasferimenti nazionali e regionali  e i vincoli imposti dalla riforma dell’armonizzazione contabile”. Lo hanno dichiarato Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente Presidente e Segretario Generale di AnciSicilia, che aggiungono: “Rispetto al testo uscito dalla Commissione Bilancio, grazie alla sensibilità del Presidente dell’ARS Giovanni Ardizzone e di numerosi deputati, si è fatto un importante passo avanti e sono stati individuati ulteriori 50 milioni per spese di investimento. Restano però pesanti incognite circa l’utilizzabilità dei 115 milioni di fondi Pac per il pagamento delle rate dei mutui contratti per investimenti”.

“È bene ricordare – continuato Orlando e Alvano – che le risorse destinate ai Comuni non sono assimilabili a quelle erogate agli Enti contemplati dalla ex “tabella H”. I comuni sono enti territoriali che erogano servizi essenziali ai cittadini. I trasferimenti regionali non possono essere pertanto in nessun caso considerati come “un regalo” nei confronti dei Sindaci, rappresentando uno strumento necessario per mantenere in equilibrio i bilanci e continuare ad erogare i servizi ai cittadini”.

“Le incertezza sulla effettività delle risorse destinate agli Enti Locali unitamente alla crisi finanziaria delle ex province pesano come un macigno sulla possibilità di riorganizzare in maniere efficiente i servizi di area vasta. Per questo, come lo stesso Assessore all’Economia ha proposto, riteniamo – conclude Orlando – che non sia più procrastinabile un confronto con il Governo Nazionale al fine di evitare i rischi di un grave corto circuito istituzionale”.